Il bivio di Helena
Il bivio di Helena
Helena si svegliò di soprassalto, il suono della sveglia che vibrava sul comodino interrompeva un sogno confuso. Guardò l’orologio: le 6:30. Un'altra giornata identica alle precedenti stava per cominciare. Si alzò con fatica, fece la doccia e preparò il solito caffè, fissando il vuoto dalla finestra della sua piccola cucina.
Viveva a Bologna da cinque anni, da quando aveva accettato un lavoro come impiegata in una società di consulenza. Non era il lavoro che sognava da bambina, quando passava le ore a disegnare schizzi di abiti e annotare idee su vecchi quaderni. La moda era sempre stata la sua passione, ma la vita l’aveva portata su un’altra strada.
Il traffico mattutino era lo stesso di sempre, così come le facce assonnate in autobus. Helena si rifugiava nella musica, osservando la città che scorreva fuori dal finestrino.
Arrivata in ufficio, il tempo passava tra riunioni, fogli Excel e telefonate. I colleghi erano gentili, ma i rapporti restavano superficiali. Solo Martina, la sua compagna di scrivania, ogni tanto le strappava un sorriso con qualche battuta ironica sulla monotonia della loro routine.
Ma quel mercoledì mattina qualcosa cambiò.
Mentre controllava le email, ne notò una con l'oggetto: "Opportunità di collaborazione – Progetto Creativo".
“Gentile Helena,
Abbiamo visto alcuni dei tuoi schizzi su Instagram e ci piacerebbe coinvolgerti in un progetto di design per una nuova linea di accessori artigianali. Se sei interessata, possiamo fissare una videochiamata nei prossimi giorni.
Cordiali saluti,
Chiara Romano – Studio Creativo Linea22”
Helena rimase a fissare lo schermo. Il profilo Instagram era il suo angolo personale, dove caricava disegni e idee senza aspettarsi nulla. Non avrebbe mai pensato che qualcuno potesse notarli, figuriamoci offrirle un’opportunità.
La giornata proseguì come in un sogno. Non riusciva a concentrarsi sulle pratiche da gestire, continuava a chiedersi se fosse davvero possibile fare il salto verso qualcosa che le piacesse.
La sera, seduta sul divano con una tisana tra le mani, chiamò sua sorella Elisa.
“Cosa dovrei fare? Non posso lasciare un lavoro sicuro per un progetto che magari dura pochi mesi.”
“Helena, non ti stanno chiedendo di mollare tutto subito. Accetta, vedi come va. Al massimo torni alla tua solita routine. Ma almeno ci avrai provato.”
Le parole di Elisa la convinsero. Rispose all’email, fissando la call per il venerdì successivo.
Il venerdì arrivò in un soffio. Durante la pausa pranzo, Helena si chiuse in una piccola sala riunioni e si collegò alla videochiamata.
Chiara Romano si rivelò una donna solare e appassionata. Lo studio Linea22 lavorava con giovani creativi per lanciare collezioni limitate di accessori ecosostenibili.
“Abbiamo bisogno di qualcuno che possa aiutarci con il design delle nuove borse. Il tuo stile ci sembra perfetto. Possiamo iniziare con una collaborazione di prova per un mese e poi valutare.”
Helena accettò, il cuore che batteva forte.
I giorni seguenti furono un vortice. Di giorno, l’ufficio. Di sera, la scrivania di casa si riempiva di fogli, matite e campioni di tessuto che lo studio le aveva inviato.
Le prime bozze piacquero a Chiara e al team. Una borsa, in particolare, colpì tutti: semplice, lineare, con un dettaglio geometrico che richiamava le architetture bolognesi.
Ma la doppia vita stava iniziando a pesare. Le notti si facevano sempre più corte e il lavoro in ufficio sempre più opprimente.
Un mese dopo, arrivò un’altra email da Linea22:
"Proposta di collaborazione stabile"
“Helena, il tuo lavoro è stato straordinario. Se ti va, possiamo offrirti una collaborazione continua. Non sarà uno stipendio fisso come il tuo attuale lavoro, ma potresti finalmente dedicarti al design.”
Helena lesse quelle parole più volte. Era il momento di scegliere. Restare nella sicurezza o rischiare per la sua passione?
La notte successiva non riuscì a dormire. Il mattino seguente, mentre sorseggiava il caffè, prese una decisione.
In ufficio, chiese un colloquio con il suo capo.
“Le sono grata per l'opportunità che ho avuto qui, ma ho deciso di seguire un’altra strada. È il momento giusto per cambiare.”
Il capo la guardò sorpreso, poi sorrise. “Non tutti hanno il coraggio di fare scelte così. In bocca al lupo, Helena.”
I mesi successivi furono un misto di entusiasmo e difficoltà. Il reddito era più instabile, ma ogni borsa che prendeva forma sotto la sua matita le ricordava perché aveva fatto quella scelta.
Una sera, mentre passeggiava sotto i portici illuminati di Bologna, ricevette un messaggio da Chiara:
“La tua borsa sarà la protagonista della nostra prossima campagna. Complimenti!”
Helena si fermò, guardando la città che tanto amava. Aveva scelto l’incertezza, ma aveva trovato la sua strada.
Helena fissò il messaggio per qualche istante, quasi incredula. La sua borsa, quella nata da notti insonni e da sogni accantonati troppo a lungo, sarebbe stata il pezzo centrale di una campagna pubblicitaria. Si sedette su una panchina sotto i portici, respirando l’aria fresca della sera, mentre le luci dei lampioni proiettavano ombre delicate sul selciato.
Non poté fare a meno di pensare a quanto fosse cambiata la sua vita in pochi mesi. Da una routine soffocante a una quotidianità fatta di creatività, incertezze e soddisfazioni genuine. Il sorriso le affiorò spontaneo mentre digitava la risposta a Chiara:
"Grazie di cuore! Non vedo l'ora di vedere il progetto prendere vita."
Il giorno dopo, lo studio Linea22 la invitò per una riunione in presenza. Fu la prima volta che Helena varcò la soglia del piccolo loft industriale trasformato in atelier creativo. Le pareti erano coperte di moodboard, schizzi e fotografie, mentre grandi tavoli di legno ospitavano tessuti, filati e prototipi.
Chiara la accolse con un abbraccio sincero.
“Non immagini quanto sia raro trovare qualcuno che riesca a tradurre l’anima di un progetto così rapidamente,” disse, mostrandole la prima versione della borsa realizzata dal laboratorio.
Helena la prese tra le mani: il tessuto era morbido, la cucitura perfetta, e il dettaglio geometrico, ispirato ai portici bolognesi, risaltava con eleganza.
“È esattamente come l’avevo immaginata…” sussurrò, quasi commossa.
Quella settimana fu un turbine di emozioni. Linea22 organizzò un servizio fotografico per la campagna, scegliendo come location proprio le strade di Bologna, quelle che avevano ispirato il design. Helena assistette alle riprese, osservando il suo lavoro prendere vita attraverso l’obiettivo del fotografo.
Una delle modelle, Sara, durante una pausa le disse:
“Non sai quanta gente sogna di fare quello che ami. Hai fatto bene a rischiare.”
Quelle parole colpirono Helena. Il rischio, sì. C’era ancora. I guadagni erano altalenanti, il futuro incerto. Ma ogni mattina si svegliava con la voglia di creare, di migliorare, di dare forma alle idee.
Le prime difficoltà
Con l'entusiasmo della campagna, Helena si sentiva finalmente sulla strada giusta. Ma ben presto si rese conto che vivere solo delle collaborazioni creative non era così semplice.
Le spese quotidiane continuavano ad accumularsi: l’affitto, le bollette, il cibo. Il contratto con Linea22 era stimolante, ma non garantiva un reddito fisso. Inoltre, il pagamento per il progetto tardava ad arrivare, come spesso accadeva nel mondo delle collaborazioni freelance.
Una sera, mentre controllava il saldo del conto, si accorse che i risparmi stavano diminuendo più velocemente del previsto.
Chiamò Elisa, la sorella che l'aveva incoraggiata a fare il grande passo.
“Non so se ce la faccio, Eli. Il lavoro c'è, ma i pagamenti sono lenti e l'affitto non aspetta. Ho paura di dover tornare indietro.”
Elisa, sempre pragmatica, la ascoltò con attenzione.
“Helena, nessuno ti ha detto che sarebbe stato facile. Ma guarda dove sei arrivata. Se vuoi davvero continuare su questa strada, forse devi considerare un piano B temporaneo. Un lavoretto part-time, giusto per respirare un po'.”
Helena sospirò. Tornare a un lavoro più stabile, anche se part-time, le sembrava quasi una sconfitta. Ma capì che non si trattava di abbandonare il sogno, bensì di sostenerlo con intelligenza.
La resilienza e la rinascita
Così, Helena trovò un impiego serale come assistente in una piccola libreria del centro. Il lavoro era tranquillo, e tra uno scaffale e l'altro trovava anche l’ispirazione per nuovi design.
Le giornate tornavano a essere intense: mattine dedicate al design, pomeriggi a gestire le comunicazioni con Linea22 e altri piccoli clienti, e serate tra libri e scaffali. Era stanca, certo, ma determinata.
Intanto, continuava a pubblicare i suoi lavori su Instagram. Fu proprio uno di quei post, un semplice schizzo di una nuova borsa con inserti in tessuto riciclato, a catturare l’attenzione di un altro studio di design a Milano.
Il messaggio arrivò una mattina presto:
"Ciao Helena, abbiamo visto i tuoi ultimi lavori. Ti andrebbe di collaborare per la nostra collezione primavera?
— Valeria Neri, Boutique Artigiana Roma"
Helena sorrise, incredula. Da un piccolo progetto era nata una nuova possibilità.
Accettò la proposta e, con il tempo, le collaborazioni iniziarono a moltiplicarsi. Non era ancora la sicurezza economica che aveva lasciato, ma finalmente riusciva a mantenersi facendo quello che amava.
Un nuovo inizio
Un anno dopo quella prima email da Linea22, Helena si trovava di nuovo nella sua piccola cucina, a sorseggiare il caffè del mattino. Solo che, stavolta, la sensazione era diversa.
Il lavoro in libreria non era più necessario: le collaborazioni erano diventate stabili, e alcuni dei suoi design venivano venduti anche in piccoli concept store a Bologna e Milano.
Guardando fuori dalla finestra, Helena si rese conto che il rischio che tanto la spaventava era diventato la sua più grande forza. Aveva affrontato l'incertezza, le difficoltà economiche, la stanchezza. E ne era uscita più forte, finalmente padrona del proprio destino.
Il telefono vibrò. Un nuovo messaggio da Chiara:
"Helena, una buona notizia! La nostra borsa sta andando alla grande. Abbiamo ricevuto un ordine importante da un negozio di Firenze. Ti va di disegnarne una versione esclusiva per loro?"
Helena sorrise. Non aveva scelto la strada più facile, ma aveva trovato quella giusta.
Commenti
Posta un commento