La saggezza del Sale


C'era una volta un re che regnava 
su un grande e prospero regno. Era un sovrano giusto e saggio, amato dal suo popolo e rispettato da tutti i nobili della corte. Aveva tre figli, tre giovani di grande bellezza e intelligenza, ognuno con un carattere diverso. Il re li amava profondamente, ma con il passare degli anni iniziò a chiedersi quale dei tre provasse per lui l’affetto più sincero.

Un giorno, convocò i suoi figli nella grande sala del trono e disse loro:

— Figli miei, vi ho cresciuti con amore e vi ho dato tutto ciò di cui avevate bisogno. Ora desidero sapere quanto mi volete bene.

I tre principi si guardarono l’un l’altro, sorpresi dalla richiesta del padre. Il maggiore, fiero e ambizioso, fu il primo a rispondere:

— Padre mio, io vi voglio bene quanto l’oro. Come l’oro è prezioso e desiderato da tutti, così è il mio affetto per voi.

Il re sorrise soddisfatto e si voltò verso il secondogenito, un giovane elegante e raffinato, che disse:

— Padre, io vi voglio bene quanto l’argento. L’argento è brillante e puro, e così è il mio amore per voi.

Il re annuì, compiaciuto, e infine chiese al figlio minore di esprimere i suoi sentimenti. Il terzo figlio, un giovane di cuore gentile e animo umile, rifletté per un momento prima di rispondere:

— Padre mio, io vi voglio bene quanto il sale.

Alla risposta del figlio minore, il volto del re si fece scuro. Come osava paragonare il suo amore a qualcosa di così semplice e comune? Con voce dura, disse:

— Hai osato paragonare il tuo affetto per me al sale, che non ha valore né splendore. Sei indegno di essere mio figlio!

Senza ascoltare altre spiegazioni, il re ordinò che il figlio minore fosse cacciato dal palazzo. Il giovane, triste e ferito nell’animo, lasciò la casa paterna con il cuore spezzato, ma senza alcun rancore.

La ricerca del frutto miracoloso

Passarono gli anni e il re, ormai anziano, si ammalò gravemente. I migliori medici del regno tentarono ogni cura conosciuta, ma senza successo. Alla fine, un vecchio saggio giunse a palazzo e disse:

— Maestà, esiste un solo rimedio per guarire la vostra malattia: un frutto miracoloso che cresce in un luogo lontano e segreto. Solo chi ha un cuore puro potrà trovarlo e riportarlo indietro.

Disperato, il re promise che avrebbe dato in sposa la figlia del re vicino a chiunque gli avesse portato il frutto miracoloso. I due figli maggiori, desiderosi di ottenere la mano della principessa e l’eredità del regno, partirono subito alla ricerca del frutto.

Anche il figlio minore, che nel frattempo aveva trovato lavoro come garzone in una piccola bottega di un villaggio lontano, decise di tentare la sorte. Sebbene fosse stato ingiustamente scacciato, il suo amore per il padre era rimasto immutato e il desiderio di aiutarlo lo spinse a mettersi in viaggio.

I due fratelli maggiori viaggiarono a lungo e, dopo molte fatiche, giunsero a un giardino incantato. Nel centro del giardino cresceva un albero meraviglioso, carico di frutti d’oro e d’argento. Convinti di aver trovato il rimedio, ne raccolsero alcuni e tornarono trionfanti a palazzo. Il re, pieno di speranza, mangiò i frutti, ma la sua salute non migliorò.

Intanto, il figlio minore attraversava foreste oscure e montagne impervie. Una sera, stanco e affamato, giunse davanti a una casa diroccata nel cuore di un bosco. Bussò alla porta e gli aprì una vecchia, che lo invitò ad entrare.

— Vieni dentro, ragazzo — disse con voce gentile —, riposati e condividi con me il mio umile pasto.

Mentre mangiavano, il giovane notò un piccolo uccellino ferito in un angolo della stanza. Mosso da compassione, lo prese con delicatezza e curò le sue ferite. L’uccellino, grato per le sue cure, riprese le forze e il giorno seguente spiccò il volo.

— La tua bontà ti porterà fortuna — disse la vecchia con un sorriso misterioso.

Il giovane riprese il viaggio e, poco dopo, giunse in un secondo bosco. Qui trovò un albero solitario, sui cui rami pendeva un solo frutto dal colore pallido. Incuriosito, lo raccolse e si accorse che il frutto era fatto di sale.

Sebbene il frutto non avesse l’aspetto splendente di quelli trovati dai suoi fratelli, il giovane sentì che era quello giusto. Senza indugiare, tornò dal padre.

Il valore del vero amore

Quando il figlio minore arrivò a palazzo, il re lo guardò con sorpresa e disprezzo. Non riusciva a credere che proprio il figlio che aveva scacciato osasse presentarsi con un frutto così umile.

— Padre mio — disse il giovane con voce ferma —, so che mi avete cacciato per le mie parole, ma vi ho sempre voluto bene. Vi ho portato questo frutto: mangiatelo, e forse starete meglio.

Spinto dalla disperazione, il re addentò il frutto di sale. Appena ne ebbe assaporato un pezzo, sentì le forze tornare nel suo corpo e il dolore svanire. La guarigione fu immediata e miracolosa.

In quel momento, il re capì il vero significato delle parole del figlio minore. Come il sale dà sapore a ogni cibo e senza di esso nulla è buono, così l’amore del figlio minore era essenziale e puro, ben più prezioso di tutto l’oro e l’argento del mondo.

Con le lacrime agli occhi, il re si inginocchiò davanti al figlio minore e disse:

— Figlio mio, ti ho giudicato male e ti ho trattato ingiustamente. Il tuo amore è stato il più sincero di tutti. Perdona il mio orgoglio e il mio errore.

Il figlio minore abbracciò il padre, felice di essere stato finalmente compreso. Il re, per dimostrare il suo amore e la sua gratitudine, lo nominò erede del regno.

Poco dopo, il giovane sposò la principessa e insieme regnarono con saggezza e giustizia. Il re, ormai guarito nel corpo e nel cuore, visse ancora molti anni, sempre ricordando la lezione più importante: non tutto ciò che brilla ha vero valore, e l’amore sincero, come il sale, è indispensabile per dare significato alla vita.

E vissero tutti felici e contenti.

 

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